giovedì 26 febbraio 2009

Ironia, Fantasia, Brevità

Pochi giorni sono passati e il ricordo ancora mi fa sorridere.
Era il primo giorno di cielo senza pioggia dopo una settimana di acquazzoni: una passeggiata ci stava. Non molto lontano dal mio ufficio c’è una libreria ben fornita e ricca di novità intriganti. Entrato alla ricerca di un regalo, l’occhio mi è caduto su un tascabile dal titolo curioso e dalla semplice veste grafica: Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra.

Io sono dell’opinione che un libro debba essere piacevole per il contenuto in sé ma anche per la sensazione tattile ed estetica che rimanda e questo piccolo testo faceva centro. L’indomani, il lavoro mi avrebbe portato un po’ lontano da casa, una cinquantina di chilometri, in cui la compagnia dei due racconti raccolti nel testo sarebbe stato una buona alternativa al classico quotidiano + settimanale. E in effetti…

Raccontare qui la trama delle storie narrate sarebbe sminuente, aspettarsi una rivelazione letteraria sarebbe un peccato, nel senso originario della parola, equivarrebbe cioè ad un “errore di mira”: lo humor deve trovarci dell’umore giusto, c’è chi ne è fornito naturalmente e chi impara ad apprezzarlo col tempo e la cultura; va centellinato e gustato, come un torbato, e come tale, è sempre bene averne una piccola scorta con sé. Meglio se poi riesce a starci in tasca, no?

Il libraio che ingannò l’Inghilterra di Roald Dahl (Le fenici tascabili, Guanda Editore).

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