Posso guardare nelle finestre delle case e sentire le grida dei bambini in ogni spazio o immaginare le stanze ovattate di chi torna a riposare le ossa stanche.
Il tempo dello stare insieme, il tempo della rinascita, due momenti fondamentali che possono diventare uno solo.
Conosco una famiglia in cui per lungo tempo, al risveglio, i figli si ritrovavano nel letto dei genitori per un buongiorno collettivo, tra coccole e caffèlatte. Mi ricordo un’altra famiglia che lo scorso Natale sedeva occupando l’intero ultimo banco della navata centrale della chiesa centrale, tra nonni, nipoti, figli, mogli e mariti. Ecco, sto immaginando questo: la possibilità di poter condividere per un giorno almeno questa unione, questa comunione.
Posso immaginare il tempo dell’attesa della cena di Natale come un rituale di preparazione da vivere insieme: i papà con i figli siedono sulle grandi poltrone verdi del barbiere, i fratelli si aggiustano l’un l’altro il nodo della cravatta davanti allo specchio; le mamme stanno scegliendo con le figlie il vestito più bello dietro una porta socchiusa, le sorelle si stanno finalmente ritrovando: condivisione.
Nessun regalo, nessuna canzone, nessun brindisi può avere più senso di tutto questo.
A chi ogni giorno dona se stesso al bimbo che tiene per mano e a quello che ha dentro di sé.
Un augurio sincero, a tutti.
mercoledì 24 dicembre 2008
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