E’ nei momenti difficili che si riscoprono le piccole cose belle della vita, per qualcuno rappresenterà un ripiego per altri un’occasione, ma tutto comunque riconducibile alla classica immagine del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. A me personalmente piace pensare che non solo è mezzo pieno ma l’acqua è anche più buona del solito.
Sfogliando qualche rivista di gennaio sono incappato più volte in un tema di quelli che o tiri dritto e vai alla pagina successiva pensando che i giornalisti non hanno più nulla da scrivere (bicchiere mezzo vuoto) o ti soffermi a dare un’occhiata pensando che forse è interessante (mezzo pieno) e magari ne ricavi una soddisfazione e una ispirazione immediata per la tua vita (eh sì!, l’acqua oggi è proprio più buona del solito).
Trattasi di Comfort Culture, cultura del comfort, un insieme di idee e comportamenti che invitano ad attività affettuose, rassicuranti in tempi difficili, in sintonia con lo spirito del tempo e fotografano così il momento: si gira poco, si rivedono vecchi film e vecchi amici, si apprezzano nuovi film con finali speranzosi e nuove conoscenze di buon carattere. E’ una stagione così: l’unica, per chi può, è riposarsi.
E allora felici quanti sapranno essere felici con poco, quanti sapranno abbassare toni, luci e voce cambiando cd battuti ormai fuori tempo per dare spazio a melodia più dolci, da assaporare come macaroons musicali in una domenica pomeriggio. Sorridenti quanti sapranno dedicarsi del tempo di qualità, per sè e per gli altri, ritornando a respirare profondamente, con meno ansia, drink di massa e nervosa nicotina. E’ la cultura del comfort, la più bella moda di quest’anno. Fantastico.
Sfogliando qualche rivista di gennaio sono incappato più volte in un tema di quelli che o tiri dritto e vai alla pagina successiva pensando che i giornalisti non hanno più nulla da scrivere (bicchiere mezzo vuoto) o ti soffermi a dare un’occhiata pensando che forse è interessante (mezzo pieno) e magari ne ricavi una soddisfazione e una ispirazione immediata per la tua vita (eh sì!, l’acqua oggi è proprio più buona del solito).
Trattasi di Comfort Culture, cultura del comfort, un insieme di idee e comportamenti che invitano ad attività affettuose, rassicuranti in tempi difficili, in sintonia con lo spirito del tempo e fotografano così il momento: si gira poco, si rivedono vecchi film e vecchi amici, si apprezzano nuovi film con finali speranzosi e nuove conoscenze di buon carattere. E’ una stagione così: l’unica, per chi può, è riposarsi.
E allora felici quanti sapranno essere felici con poco, quanti sapranno abbassare toni, luci e voce cambiando cd battuti ormai fuori tempo per dare spazio a melodia più dolci, da assaporare come macaroons musicali in una domenica pomeriggio. Sorridenti quanti sapranno dedicarsi del tempo di qualità, per sè e per gli altri, ritornando a respirare profondamente, con meno ansia, drink di massa e nervosa nicotina. E’ la cultura del comfort, la più bella moda di quest’anno. Fantastico.